Blog
Autosabotaggio: Quando il Nemico è Dentro di Noi
- Giugno 17, 2025
- Pubblicato da: admin
- Categoria: Articoli Psicologia

Che cos’è l’autosabotaggio?
In psicologia, il termine autosabotaggio si riferisce a un fenomeno complesso e indica un insieme di comportamenti, pensieri e atteggiamenti che ostacolano il raggiungimento dei propri obiettivi o il proprio benessere, spesso in modo inconsapevole. Si tratta di un fenomeno complesso, in cui la persona, pur desiderando consciamente un certo risultato, mette in atto azioni che finiscono per allontanarlo o comprometterlo. Questo può avvenire attraverso pensieri, decisioni e comportamenti che, pur sembrando talvolta giustificati o razionali, sono in realtà espressione di dinamiche interiori più profonde e radicate. Procrastinare, isolarsi, ricadere in relazioni tossiche, cercare una perfezione paralizzante, oppure rinunciare quando il traguardo è vicino: sono tutte modalità attraverso cui l’autosabotaggio può manifestarsi.
Anche quando una persona desidera sinceramente raggiungere un risultato, può accadere che una parte più nascosta agisca in direzione contraria, come se il successo stesso rappresentasse una minaccia. Come si è osservato, l’autosabotaggio può diventare una strategia — seppur inconsapevole — per evitare il fallimento, il giudizio altrui, o persino il successo, vissuto come destabilizzante rispetto a un equilibrio psichico precario. L’autosabotaggio può manifestarsi in diversi ambiti della vita: dalle relazioni affettive al lavoro, dallo studio alla cura di sé. È una dinamica insidiosa, perché si cela dietro scelte apparentemente razionali o giustificate, che in realtà rispondono a conflitti interiori profondi.

Le radici inconsce dell’autosabotaggio
Dal punto di vista psicodinamico, le origini dell’autosabotaggio si rintracciano spesso nei primi legami affettivi, nei conflitti interiori e nei vissuti di inadeguatezza, che si strutturano nel tempo. In molte situazioni, si tratta di schemi relazionali appresi nelle relazioni significative dell’infanzia, che tendono a riattivarsi in modo automatico anche nell’età adulta. Un esempio tipico è quello di chi desidera una relazione stabile, ma finisce per scegliere partner emotivamente non disponibili. Così facendo, conferma inconsciamente la propria convinzione di non meritare amore. Pertanto, l’autosabotaggio diventa parte di una narrazione interiore coerente, che tende a riprodurre la sofferenza piuttosto che a permettere un cambiamento.
In alcuni casi, autosabotarsi rappresenta una forma di protezione da emozioni troppo intense: come la paura dell’abbandono o il senso di colpa che può emergere nel superare figure importanti del passato. In questa prospettiva, ad esempio, la paura del successo può derivare da un vissuto in cui l’affermazione personale è stata associata a conseguenze emotivamente dolorose, come il senso di colpa per aver “superato” figure di riferimento o il timore di perdere l’amore e l’approvazione degli altri. Questi conflitti non elaborati possono diventare un ostacolo alla realizzazione personale, alimentando un ciclo ricorrente di fallimenti e sfiducia in sé.
Come riconoscere l’autosabotaggio?
L’autosabotaggio non è sempre facile da riconoscere, perché assume spesso forme sottili e apparentemente logiche. Tuttavia, alcuni segnali ricorrenti possono aiutare a individuarlo:
- Procrastinazione cronica rispetto a compiti importanti
- Eccessiva autocritica e pensieri svalutanti
- Paura del successo o del fallimento
- Tendenza a rinunciare a opportunità di crescita
- Comportamenti disfunzionali nelle relazioni
Questi segnali non indicano semplicemente una carenza di motivazione: sono spesso l’espressione di conflitti interni più profondi, che agiscono al di fuori della piena consapevolezza della persona.
Un circolo vizioso
Il comportamento autosabotante tende a rinforzare se stesso: ogni insuccesso o evitamento conferma le convinzioni negative su di sé (“non ne sono capace”, “non lo merito”), alimentando un circolo vizioso di sfiducia e frustrazione. Si tratta di una dinamica che può restare attiva anche per anni, soprattutto se non viene riconosciuta e affrontata in modo consapevole.
Lavorare sull’autosabotaggio
Rompere il ciclo dell’autosabotaggio richiede innanzitutto un lavoro di consapevolezza, che permetta di riconoscere le situazioni in cui si manifesta e di comprendere le emozioni e le convinzioni che le sottendono. Sebbene esistano diversi approcci terapeutici in grado di affrontare il problema, un riferimento utile può essere trovato nella psicoterapia dinamica breve, che si focalizza sul portare alla luce i conflitti emotivi inconsci e sciogliere i nodi relazionali che li alimentano. In questo contesto, l’autosabotaggio viene interpretato come un tentativo difensivo, messo in atto per evitare il dolore psichico connesso a esperienze passate non elaborate.

L’autosabotaggio in psicoterapia dinamica breve
Un approccio efficace per esplorare e affrontare i meccanismi dell’autosabotaggio è rappresentato dalla psicoterapia dinamica breve, un modello evidence-based che unisce la teoria psicoanalitica con strumenti focalizzati e orientati al cambiamento. In questo contesto, l’autosabotaggio viene letto come il risultato di conflitti emotivi inconsci, che si esprimono anche nella relazione terapeutica. Attraverso l’osservazione dei meccanismi di difesa e l’esplorazione delle emozioni represse, il terapeuta aiuta la persona a riconoscere e superare gli “attacchi al legame”: quei comportamenti che, senza volerlo, ostacolano l’intimità, la fiducia e il progresso personale. Il percorso terapeutico punta così a favorire un contatto più autentico con i propri desideri profondi, promuovendo l’integrazione tra razionalità e vissuto emotivo.
Conclusioni
L’autosabotaggio non è una colpa, né un segno di debolezza. È piuttosto il tentativo, spesso inconsapevole, di proteggersi da emozioni difficili o da antiche ferite non ancora elaborate. Agisce come un ostacolo invisibile, che limita la libertà d’azione e alimenta insicurezze e frustrazione. Diventare consapevoli di questi meccanismi è il primo passo per trasformarli. Un percorso psicologico può offrire uno spazio protetto in cui riconoscere, comprendere e sciogliere questi blocchi, aprendo la strada a una vita più libera, coerente con i propri valori e desideri autentici.
Se sei uno psicologo o uno studente della magistrale di psicologia potrebbe interessarti la formazione in psicoterapia dinamica breve https://www.psicoterapiadinamicabreve.it/